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Caso dipendenti comunali, Falco e Curzi: «Piunti genera clima di ostilità»
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Torna il caso dipendenti comunali. L’impiegato allo Stato Civile di Porto d’Ascoli vicino al procedimento disciplinare. La minoranza protesta.
Alcuni giorni fa, il dipendente impiegato nello Stato Civile nella delegazione di Porto d’Ascoli ha ricevuto l’invito a presentarsi in Ufficio Procedimenti Disciplinari, reo, a quanto sembra, di aver divulgato particolari del proprio caso a mezzo stampa, rispondendo anche ad alcune dichiarazioni del sindaco.
Sullo sfondo, il problema della riorganizzazione degli uffici comunali, esplosa anche per mano del suddetto dipendente, che mesi fa scriveva al prefetto chiedendo un alleggerimento del carico di lavoro, magari tramite affiancamento.
«Relativamente alla vicenda del dipendente comunale Carlo Merli – dicono Rosaria Falco e Marco Curzi – senza voler entrare troppo nel merito del caso specifico, ci auguriamo che questi non debba subire, come sembra giusto, alcuna sanzione per aver risposto ad un giornalista sulla reale situazione della delegazione di Porto d’Ascoli: è chiaro che il “rimedio” risolutivo sbandierato dal sindaco nel corso del consiglio comunale, beffandosi dei consiglieri e dei cittadini, in realtà era solo una delle solite finzioni. Vorremmo invece mettere a fuoco il quadro generale, lo stile operativo di Piunti, che invece di valorizzare le professionalità, comporre le divergenze, risolvere le criticità, manovrare la nave evitando gli ostacoli sul percorso, di meglio non trova che manovrare la commissione disciplinare a suo piacimento, creando all’interno dell’organico comunale sempre più incertezza ed ostilità.
Precisiamo che per le sanzioni disciplinari che comportano la sospensione del dipendente fino a dieci giorni, la competenza spetta al dirigente preposto, mentre per quelle superiori a dieci giorni viene attivata la commissione disciplinare, composta da tre dirigenti. Occorre poi distinguere caso per caso: ove trattasi ad esempio di furto, rissa o altri episodi di rilevante gravità, l’attivazione del procedimento disciplinare è atto dovuto, negli altri casi andrebbe prima valutata la reale consistenza dei fatti, e tale compito spetterebbe al capo dell’amministrazione, il “timoniere”, che dovrebbe fare del tutto per non esacerbare gli animi ove non sia necessario, valutando le situazioni senza essere mosso da astio o motivazioni personali e ritorsive, riportando quando possibile la serenità nell’ambiente lavorativo, magari limitandosi ad una lettera di richiamo. Il dispendio di tempo e di energie dei dirigenti componenti la commissione, (ogni procedimento può comportare diverse audizioni, con relativa stesura di verbali da parte dell’ufficio competente), le cause intentate per il risarcimento dei danni subiti dai dipendenti ingiustamente sanzionati, che si traducono spesso in esborsi, onorari e spese per le casse comunali, l’alto tasso di conflittualità e di tensione generato da tali procedimenti, consiglierebbero di utilizzarli con cautela ed accortezza.
L’alto numero di procedimenti disciplinari dinanzi al collegio disciplinare, intentati sotto il mandato Piunti sulla base spesso di contestazioni alquanto dubbie, non ha precedenti negli ultimi 23 anni di amministrazione: questa circostanza rivela purtroppo sia una sudditanza della commissione, sia un cattivo uso del suo transitorio potere da parte del sindaco, al quale ricordiamo che, così come è palese che si diverta a fare il padrone (e non certo il buon padre di famiglia!) quando si tratti di suoi sottoposti, è anche chiaro che mentre tutti i sindaci sono “passeggeri”, i dirigenti restano al loro posto, cercando di “sopravvivere” ad ogni amministrazione. A questi ultimi però si richiede di non prestarsi a questi indegni giochetti ritorsivi e di mantenere la propria integrità e dignità, scevri da strumentalizzazioni.
Quanto al sindaco, una volta uscito dalla casa comunale, non potrà certo pensare di essere tenuto indenne da tutti i danni economici causati dal suo dissennato uso del potere: gli conviene cominciare a dotarsi di un fondo personale per risarcire i danni derivanti dal contenzioso causato al comune dalla sua opinabile condotta. Perché, lo abbiamo ammonito più volte, sarà lui il capro espiatorio di tutto il sistema che ha supportato con tanta vendicativa arroganza, con atti vessatori, e in assenza totale di dialogo: presto tornerà un cittadino qualunque».
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