Caso Cediser, Falco a Carboni: «Le famiglie non sono state ascoltate»
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Caso Cediser. Rosaria Falco replica all’assessore Emanuela Carboni sul presunto depauperamento del centro diurno.
«La risposta alle mie segnalazioni – dice la consigliera – forse in quanto predisposta dai responsabili degli uffici competenti in un giorno festivo, l’ho trovata alquanto svogliata e fuori dal focus, anche ad avviso delle famiglie dei disabili interessati alla questione. Tratta infatti preminentemente di argomenti tecnici e relativi all’ordinaria manutenzione della struttura del Cediser: sostituzione della caldaia, impianto di condizionamento, rinnovo dei divani, sollevatore elettrico. Davvero mi sconcerta che si scambino operazioni di cui devono occuparsi gli uffici tecnici con l’efficienza e la bontà del servizio alla persona cui il centro Cediser è preposto, fatto indicativo dell’assoluta inettitudine di questa amministrazione, che altro non sa fare se non incaricare i servizi comunali di preparare la solita pappardella sui soldi spesi ed investiti in questi quattro anni, senza assolutamente entrare nel merito delle segnalazioni.
L’esercizio delle funzioni di controllo di un consigliere comunale di opposizione oltretutto viene definito dall’assessore, che spesso tende a confondere sensazioni personali con il proprio ruolo istituzionale delicatissimo, come strumentalizzazione della disabilità, e dall’incaricato alla redazione della risposta come espressione di inattendibilità: affermazioni offensive non certo per la sottoscritta, ma per le famiglie con le quali ho instaurato un dialogo ed uno scambio che evidentemente l’assessore non è stata in grado di cercare. Finora mi sono occupata poco di sociale, poiché le problematiche sottese mi sembravano talmente complesse e delicate, talmente sconfinata la sofferenza insita, che con umiltà mi sono sempre voluta astenere dal pronunciarmi nel merito, avvertendone tutto il peso e la drammaticità.
Sentire l’assessore continuare a giocare sul pietismo compassionevole, tanto ritrito quanto sterile di risultati, e nel contempo sentirlo presuntuosamente sicuro di offrire un servizio inappuntabile alle classi deboli della mia città, lo trovo intollerabile. Ciò perché, una volta entrata nel merito di una situazione, coinvolta in questo caso da famiglie che non hanno trovato ascolto nelle istituzioni che dovrebbero tutelarle, sono solita andare a fondo scrupolosamente ed ascoltare tutte le voci possibili. Accusarmi di affermare falsità vuol dire accusare le famiglie stesse cui ho dato voce. Garantire le pari opportunità tra normodotati e disabili appare un fine sconosciuto a questi amministratori, che se ne riempiono la bocca ma non ne conoscono evidentemente il significato, poiché altrimenti, invece di attendere le delibere regionali, si sarebbero da tempo prese le loro responsabilità, avrebbero convocato tutte le famiglie, per ascoltarne le esigenze e le criticità.
Se si sono potuti riaprire i centri estivi per i ragazzi normodotati, parimenti e a maggior ragione si sarebbe dovuto pensare alle necessità dei disabili, mettendosi in ascolto dei familiari senza presunzione, ed anche accogliendo l’allarme di un consigliere di opposizione, che non ha alcun bisogno, mi pare evidente, di accendere polemiche sterili solo per comparire sui giornali, come affermato dall’assessore. Forse non è abbastanza chiaro che qui non si tratta di offrire un aiuto compassionevole o di elargire concessioni, ma di rendere concreti ed effettivi dei diritti spettanti per legge ai disabili come a tutti i cittadini, e se i servizi che dovrebbero realizzare tali diritti non sono efficienti, questo va addebitato alle scelte politiche ed alla scarsa sensibilità dell’amministrazione, prescindendo dal valore personale dei singoli assessori ed anche dai proclami del sindaco. Queste persone non se ne fanno nulla delle apparenze e della forma, solo la sostanza ed i risultati contano per chi soffre.
Avremo comunque modo di parlare ampiamente sia del servizio di trasporto che delle attività sbandierate nella nota stampa, nel frattempo ho in programma di proseguire il dialogo con le famiglie, per entrare nel dettaglio in tutto il vissuto e nella quotidianità dei loro cari disabili, perché, caro assessore, una cosa è conoscere, altro è capire, nel senso di comprendere intimamente e vivere empaticamente determinate situazioni. Senza dimenticare l’assenza di comunicazioni e di dialogo costante da parte dell’Amministrazione, tanto che per conoscere le fumose decisioni assunte relativamente ai loro cari afflitti da disabilità, i familiari devono telefonare agli uffici e invocare informazioni all’interlocutore di turno: in questa mancanza di considerazione non si può ravvisare alcun rispetto per la dignità ed i diritti di soggetti già duramente provati dalla vita, sui quali l’emergenza Coronavirus ed il lockdown hanno avuto ripercussioni spesso drammatiche, sicuramente più profonde e strazianti che per tutti gli altri cittadini. Ed un consiglio mi sarà concesso: invece di “monitorare” e “rimodulare”, caro assessore, si immerga nella loro realtà…parli con loro, tutti loro e non solo alcuni, poi forse sarà in grado di capire cosa fare e come per alleviare le loro difficoltà».
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