Aumento delle pensioni per gli invalidi civili dopo la sentenza della Consulta? Il parere di Anffas e Uil
ASCOLI – La Consulta ha pronunciato una sentenza che, a suo modo, farà discutere, nonostante manchino ancora le motivazioni – ad oggi si ha solamente il dispositivo -. La Corte Costituzionale ha infatti deliberato l’aumento della pensione (c.d. “incremento al milione”) per gli invalidi civili al cento per cento, raddoppiando (quasi) la cifra e portandola ai cinquecentosedici euro mensili. Nonostante non vi siano ne le motivazioni depositate e nemmeno il provvedimento (necessario anch’esso per attuare i principi indicati) del Governo centrale, si è iniziato già a farne un gran parlare. Abbiamo chiesto perciò il parere di Giuseppe Pacetti (Uil) e dell’Anffas, interpellando il consigliere Pietro Tassi.
La posizione di Pacetti (Uil)
“Sicuramente è una decisione utile, andando a raddoppiare, di fatto, la cifra finora data agli invalidi civili totali. E’ altrettanto vero che non abbiamo neanche potuto leggere ancora le motivazioni poste alla base di tale scelta. Lì spesso si scoprono le ragioni che ancora restano sottese. Ho anche avuto modo di assistere ieri ad una interrogazione parlamentare – fatta al Premier – su questo tema. Sicuramente un aspetto che farà ancora parlare sarà la mancanza di retroattività. Ritengo, comunque, giusto aver aumentato quella soglia, basti pensare che altre categorie hanno aiuti molto più incisivi, senza però voler prestare il fianco a pretestuose polemiche politiche. Il vero problema, che tale enunciato della Consulta ancora non risolve, è l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone invalide. La dignità alle persone non la si riconosce con degli oboli, ma fornendogli lavoro. Il vivere sociale – quando è possibile – deve averlo come baluardo (il lavoro).”
Il parere di Tassi (Anffas)
“Accogliamo con cauto ottimismo la sentenza, restando sempre in attesa della necessaria legge che il Legislatore dovrà emanare. Ad oggi l’unico elemento su cui poterci basare è il comunicato, siamo in attesa della pubblicazione delle motivazioni, che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane. Avendo solamente questo su cui basarci possiamo pensare che c’è il rischio di non vedere riconosciuto l’aumento a tutti. Oltre che nella percentuale di invalidità – fosse dipeso da noi avremmo incluso anche quelli gravati del settantacinque per cento -, c’è il rischio che coloro che percepiscono la reversibilità sforino la nuova soglia che è posta leggermente sopra i sei mila euro annui di reddito. L’aumento ai cinquecentosedici euro dovrebbe, perciò, essere riservato alle persone disabili coi genitori ancora in vita, che hanno solamente perciò la pensione. Credo che la decisione dell’assenza di retroattività sia dovuta ad una cautela, visto che applicarla tout court avrebbe significato uno sforzo enorme, economicamente parlando.”
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