Ascoli, la Chiesa San Vittore tornerà presto a splendere

È stata questa una delle più antiche plebanie poiché nel 986 aveva già la Cura delle anime, ed era intitolata Plebe”.

Così scrive il Ciannavei nel suo “Compendio di memorie storiche” del 1796, parlando della Chiesa di San Vittore di Ascoli Piceno. Un vero e proprio scrigno di storia delle cento torri, col suo profilo suggestivo collocato a ridosso del centro storico, dove, come scrive sempre Ciannavei “Giace l’antica chiesa Parrocchiale di S. Vittore nel mezzo quasi di una Campagna, benchè dentro la Città, sequestrata da ogni parte dall’abitato, in un angolo, ove può credersi, che ne’ vetusti Secoli Gentili fosse il più bel sito, e frequentato, come si raccoglie dai superstiti avanzi di antichi fondamenti”.

Attualmente l’edificio si trova in fase avanzata di riparazione post sisma, coi lavori eseguiti dalla “Archeores Conservazione Beni Culturali” in dirittura d’arrivo. Tra le operazioni da completare nel giro di qualche mese (salvo imprevisti), il restauro pittorico degli affreschi e la demolizione con annesso restauro della pavimentazione, per un cantiere partito circa un anno fa grazie all’importo di 1.000.000 euro in parte concesso dall’Ufficio Speciale Ricostruzione e in parte proveniente dai fondi dell’8×1000.

Tra i principali interventi già messi in atto, invece, quello sulla copertura, la sigillatura delle lesioni prodotte dal sisma, la scarnitura e stuccatura dei giunti di malta, come da progetto redatto dagli architetti Simona Massari e Christian Rubino.

Ascoli, dunque, sta per riappropriarsi di una delle sue chiese più antiche e pregiate. In essa, infatti, si possono ritrovare gli elementi stilistici tipici delle costruzioni chiesastiche del periodo romanico marchigiano, tanto da essere definita come la “matrice architettonica” di tutte le altre chiese ascolane.

Non a caso in vari testi è descritta come “antico tempio” o “antichissima Chiesa”; è difficile fornire una datazione relativa alla fondazione, anche se alcune notizie storiche parlano di una sua esistenza precedente al XII secolo.

Di sicuro, fu unita al Capitolo della Cattedrale dal Vescovo Adamo nel 996, come attesta il diploma imperiale di Ottone III del 997, essendo elencata con le altre Pievi urbane: “Plebe sancti Victoris et plebe sancte Marie et plebe sancti Venantii, plebe sancti Anthimi”. Non è possibile fissare l’origine dell’attribuzione del termine Pieve a San Vittore, ma intorno l’anno mille doveva essere centro battesimale.

Ripercorrendo la vicenda del sito si ha davvero l’impressione di leggere un romanzo storico: dall’iscrizione presente su un concio di travertino (e di probabile età paleocristiana) fino al manoscritto del 1202 in cui risultava annesso uno “spedale”, dalla torre che divenne “mozza” a causa di “un fulmine a ciel sereno” (che l’11 agosto 1500 abbatté il campanile) fino alle reliquie ivi custodite, tra cui la mandibola di San Vittore.

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