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Andrea Fratellini vince “Cabaret amoremio”
GROTTAMMARE – Andrea Fratellini e lo “zio Tore” conquistano il pubblico “Cabaret, amoremio!”: il ventriloquo lombardo ha vinto il Concorso per nuovi comici del 35° Festival nazionale dell’umorismo dell’umorismo e anche il Premio della Stampa, assegnato dai giornalisti accreditati alla manifestazione che si è conclusa sabato dopo due serate di spettacolo ideato diretto e condotto da Maurizio Battista.
Pubblico in piedi per applaudire Silvan, ospite d’onore della manifestazione, al quale la Città di Grottammare ha conferito il Premio alla carriera “Arancia d’oro”.
Ventriloquo, con un passato di prestigiatore per hobby e di assistente di volo x professione, Andrea Fratellini è già vincitore e finalista di svariati Festival in Italia “ma ritengo questo di Grottammare il più importante perché è un Festival importante e che porta fortuna. E’ un po’ come andare a Sanremo – dichiara l’artista che dedica la vittoria alla figlia Giada di pochi mesi – Altre volte avrei voluto partecipare, ma avevo preso impegni, questa volta però ci ho puntato. E poi calcare lo stesso palco di Silvan per me era un sogno”.
Ventriloquo non si nasce ma si diventa, sostiene Fratellini, che grazie all’incontro con un infermiere prestigiatore a 11 anni in una corsia di ospedale abbraccia le arti magiche e sviluppa una sensibilità nei confronti dei bambini malati: è proprio una di loro, affetta da autismo, che lo ispira ad arricchire il suo repertorio di intrattenimento con dei personaggi a cui dare vita, voce e carattere: “Parlava con la mamma solo se aveva davanti un guanto da forno con gli occhi, una specie di marionetta – ricorda – Con un pupazzo i bambini ti accolgono subito perché rompe tutte le barriere e in una corsia di ospedale ce ne sono tante”.
E poi arriva lo “zio Tore” con cui ha mandato in visibilio il pubblico di “Cabaret, amoremio!”: “A bordo degli aerei intrattenevo i bambini con un pupazzo, tant’è che lo “zio Tore” è ispirato a un comandante di equipaggio, che però era molto più buono di lui!. La mia vera palestra però è stata proprio la pediatria. I bambini mi criticavano, dicendomi che si capiva che ero io a parlare e quindi ho sempre cercato di migliorarmi”.
“Oggi collaboro con numerose onlus – dice, mentre si commuove nel ricordare alcune esperienze – e intrattengo i bambini delle pediatrie oncologiche. Sono esperienze forti, ma sono contento di dare un po’ di sollievo a loro e soprattutto ai loro familiari, che vivono con più consapevolezza il peso della malattia”.
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