Analisi Cna di Ascoli: pessimismo delle imprese per il 2020
ASCOLI – Deducibilità immediata dell’Imu dal reddito d’impresa e incentivi concreti sull’abbassamento del costo del lavoro. La Cna Picena riceve dalle imprese questi due forti segnali e li rilancia alle istituzioni invitandole a proseguire in un cammino di collaborazione e sinergia con l’Associazione e il mondo imprenditoriale dei “piccoli”.
A rafforzare l’impellenza di rispondere a queste richieste, il dato che le imprese del Piceno sono preoccupate per il futuro. Ora più che lo scorso anno. All’indomani della pubblicazione del dossier Cna sulla pressione fiscale, Cna Picena elabora, con dati e sondaggi fra le aziende, le previsioni di artigiani e pmi per l’ultimo quadrimestre 2019 e per l’avvio del 2020. Queste previsioni hanno un segno meno rispetto al fatturato, una lieve contrazione rispetto agli occupati, un lieve rallentamento rispetto agli investimenti.
La causa principale di queste previsioni pessimistiche è legato a un clima generale di sfiducia. E le aziende che reagiscono meglio sono quelle orientate all’export. Tenuta per le imprese che puntano sull’innovazione. Per quanto riguarda i singoli settori, quelli che prevedono maggiori cali di fatturato sono le imprese della meccanica, dei trasporti, delle costruzioni. Maggiore tenuta invece per le imprese legate ai servizi e al tipico-tradizionale del Made in Italy.
Analizzando nel dettaglio l’indagine (su un campione di 300 imprese del territorio della meccanica, dell’alimentare, del terziario, dell’impiantistica e dei servizi), per quanto riguarda l’andamento del fatturato nel primo quadrimestre del 2019, il 44% delle imprese indica che è avvenuta una crescita, il 25% una diminuzione e il resto una stabilità. Mettendo a confronto il risultato con lo stesso periodo del 2018, dodici mesi fa il 37% aveva fatto registrare un aumento di fatturato. E come sarà il 2020? Le imprese per quanto riguarda la previsione sul fatturato dei prossimi 12 mesi si dichiarano pessimiste: il 36% prevede una riduzione, nello stesso periodo dello scorso era solo il 13% a prevederlo. E se l’anno scorso il 20% prevedeva un aumento di fatturato, quest’anno solo il 14% prevede maggiori entrate per i primi sei mesi del 2020.
La Cna Picena ha incrociato i dati del sondaggio a quelli emersi dalle statistiche sulla tassazione. Da qui una classifica sintetica delle maggiori aspettative degli imprenditori della provincia. La conferma delle detrazioni per ristrutturazioni/riqualificazione energetica e/o antisismica (Ecobonus) risulta la misura maggiormente desiderata (32,7% di preferenze), seguita dalla deducibilità dell’Imu dal reddito d’impresa (23,7%) e dalla proroga del super-ammortamento del 140% per gli investimenti in beni materiali strumentali nuovi (23,5% delle imprese). Anche le misure riguardanti la riduzione del costo del lavoro sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato (17,1%) o con contratti di apprendistato rientrano fra le più attese.
“L’immediata deducibilità dell’Imu sui capannoni – è la valutazione di Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli – è uno dei punti salienti per la ripresa degli investimenti e dell’occupazione”. Nelle statistiche sulla pressione fiscale nel Piceno, infatti, Imu e Tasi, con un’azione immediata a favore delle aziende, “libererebbero” da soli ben il 10 per cento delle risorse economiche complessive di piccole e medie imprese. Questo considerando il fatto che nel 2010 l’azienda Picena “tipo” presa in esame per la statistica di Cna nazionale pagava per questa tassa 1.282 Euro l’anno. E nel 2019 ne pagherà 3.380.
Stesso discorso e stesso valore di recupero in liquidità per le aziende (circa il 10 per cento) agendo su erario e previdenza. La voce su cui porre l’attenzione, nella composizione del “pacchetto” tassazione, va secondo la Cna sotto la sigla Ivs e significa quanto devono, in aggiunta alla contribuzione standard Inps, versare gli autonomi per un’ulteriore copertura previdenziale. Nel 2010, sempre per l’impresa-tipo analizzata dallo studio Cna, per questo capitolo la spesa annua era di 8.518 Euro. Nel 2019 sarà di 10.924 Euro. “Il capitolo costo del lavoro – conclude Balloni – è come si vede composto da svariati tasselli, ma anche piccoli aggiustamenti in favore delle imprese darebbero sia un segnale tangibile di risparmio che un maggiore ottimismo, con la conseguente rinascita della voglia di crescere e di investire”.
Lascia un commento