Acquaroli replica a Mentana: “Mai fatto nessun atto assimilabile al fascismo”

Il candidato del centrodestra alla Regione Francesco Acquaroli ha risposto a stretto giro al direttore di La 7 Enrico Mentana che lo aveva accusato di aver partecipato alla famosa cena di Acquasanta lo scorso 28 ottobre spiegando di essere andato brevemente prima della cena per parlare di ricostruzione.

“Sono stato invitato a una cena in quel comune e come sempre ho fatto del mio meglio per essere presente. Ma dovendo conciliare questo evento con altri sono passato quando la cena non era ancora iniziata, ho parlato velocemente di infrastrutture e ricostruzione e sono andato via” dice Acquaroli.
“Mentre la fatidica cena era in corso io mi trovavo a oltre un’ora e mezza di distanza ad un incontro nella Parrocchia di San Girio alla presenza di decine di fedeli e autorità religiose. Non essendomi mai seduto, non ho visto il ridicolo menu che qualche residuato fuori dal tempo aveva deciso di mettere sul tavolo, ma una volta appresa la notizia ho immediatamente preso le distanze. Gli argomenti da me trattati ad Acquasanta in ogni occasione riguardano la ricostruzione post sisma e ai numerosi interventi parlamentari in sostegno della mia regione. Sfido chiunque a trovare un solo mio atto istituzionale in 21 anni di attività politica da consigliere comunale, regionale, sindaco e parlamentare in qualsiasi modo accostabile a fascismo o razzismo. Chiunque oggi provasse a diffondere idee antisemite o contrarie al libero confronto democratico mi avrebbe come feroce avversario” spiega.
“Sono nato nel 1974 e non ho alcuna nostalgia del passato. Milito in un partito che ha votato senza difficoltà la mozione di condanna di ogni regime totalitario, mozione sulla quale la sinistra italiana ha invece espresso molti distinguo e imbarazzi. Spero davvero che la campagna elettorale della regione Marche torni ad essere incentrata su temi e programmi per rilanciarla. Conoscendo la sua onestà intellettuale sono certo saprà evitare il tentativo di strumentalizzarla da parte di chi vorrebbe incentrare la campagna elettorale su falsità diffamatorie” conclude.
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