A San Benedetto si progetta il nuovo Centro Culturale di Amatrice

Sarà l’architetto Fabio Varese di San Benedetto del Tronto a progettare il nuovo Centro Culturale ad Amatrice. Lo studio FV Architects si è infatti aggiudicato il concorso indetto dall’ Ufficio Speciale per la ricostruzione della Regione Lazio in collaborazione con la Fondazione MAXXI di Roma, superando 51 studi di progettazione, tra cui molti di fama nazionale e internazionale.

Il concorso nazionale aveva quale obiettivo la costruzione di un edificio a destinazione culturale sulle ceneri della chiesa di San Giuseppe, per fornire alla città di Amatrice, in via di ricostruzione, uno spazio destinato alla creatività contemporanea per esposizioni e laboratori d’artista, che tenesse in considerazione tanto la memoria del luogo quanto soluzioni innovative contemporanee.

Laureato presso la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, l’architetto sambenedettese Fabio Varese ha al suo attivo numerose esperienze anche in campo internazionale, avendo avuto modo di lavorare all’estero e soprattutto in Cina, il suo studio si occupa di interior design, architettura privata e opere pubbliche.

Il team di lavoro che ha vinto il concorso nazionale è formato, oltre dall’architetto Fabio Varese,  anche da validi professionisti del territorio quali gli architetti Marco Mattioli, Piero De Angelis, Lorenzo Grilli, gli ingegneri Luciano Augello, Luigi Balloni, e Giuseppe Liodori e il geologo Alessandro Mascitti.

“Con le competenze giuste, la passione per questo mestiere e uno studio ben organizzato, possono nascere idee eccellenti, con lo sguardo sempre rivolto alla ricerca architettonica e attenti alla sostenibilità in tutte le sue forme – ha dichiarato Fabio Varese – Oggi, su corso Umberto ad Amatrice si può osservare il sito in cui la chiesa di San Giuseppe sorgeva. Restano visibili soltanto le parti basamentali della navata principale e degli ambienti che la cingevano. Il primo intervento consisterà nella rimozione e l’accantonamento delle macerie, da riutilizzare nella fase successiva. Sul perimetro di questo scavo infatti verranno riportate le macerie della chiesa all’interno di gabbionate, a ricalcare ed enfatizzare l’area di sedime e la materia stessa della chiesa di San Giuseppe. L’edificio vero e proprio ricalcherà invece solo il volume dell’aula principale della chiesa, lasciando spazio tra questo e il perimetro più esterno. Viene a crearsi un vuoto potente, un segno, una pausa nel ritmo fitto del sistema edilizio tipico dei centri storici, lasciando visibile a tutti le macerie della chiesa a ricordo dell’evento sismico. Abbiamo vinto per l’approccio fortemente rispettoso della memoria, per aver calibrato in modo perfetto sia lo spazio interno che quello esterno e per un management inattaccabile, dove funzioni, flussi, rapporti dimensionali e semplicità costruttiva sono tra essi armonici”

Per ristabilire il rapporto tra il nuovo edificio e il contesto di Amatrice, nell’ottica della futura ricostruzione, viene realizzata uno sfondo scenografico, una quinta urbana, su corso Umberto I che della chiesa ne conserva le proporzioni, ma che denuncia appieno la sua natura contemporanea nei suoi caratteri minimali e nei materiali. L’idea vuole far convivere il monumento dell’ex chiesa e la flessibilità del nuovo sistema in modo che la memoria e la contemporaneità siano equamente espressi.

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