Beko ,Acquaroli a Comunanza per incontrare Sindaco, sindacati e lavoratori
A San Benedetto incontro con il cofondatore dei Gis il Comandante Alfa
Sabato 20 maggio alle ore 17 al Circolo Sociale “Mare Bunazze” in via dei Tigli (ex Galoppatoio) si terrà un incontro pubblico rivolto alla cittadinanza con il Comandante Alfa: il Carabiniere più decorato d’Italia, cofondatore del Gruppo d’Intervento Speciale (GIS) dell’Arma dei Carabinieri. L’incontro organizzato con il patrocinio del Comune di San Benedetto, dai Club 41 Riviera Adriatica 44 i. f., Agorà Riviera Adriatica, Club 41 Marcuzzo 43, Monte Vettore 41 e Teramo 31 in collaborazione con l’Associazione Nazionale Carabinieri sezione di San Benedetto del Tronto, avrebbe dovuto svolgersi alla Palazzina Azzurra, ma le avverse previsioni meteo hanno consigliato il trasferimento al limitrofo Circolo Sociale ‘Mare Bunazze’.
L’intervento del Comandante Alfa sarà introdotto dal saluto del Sindaco Antonio Spazzafumo, da quello del Presidente del Club 41 Riviera Adriatica 44 (in formazione), il Console Onorario della Moldova Roberto Galanti e da quello di Roberto Di Felice dell’Associazione Carabinieri di San Benedetto. Nel corso dell’incontro, ad ingresso libero, il Comandante Alfa parlerà della nascita del G.I.S. all’interno dell’Arma dei Carabinieri e degli uomini con il mefisto, della sua storia personale e delle missioni in Italia ed all’estero.
Verrà poi presentato il suo ultimo libro “Parola d’ordine: proteggere. La mia vita in difesa degli altri’. Un libro da leggere tutto d’un fiato che racconta la storia del Comandante Alfa nominato responsabile dell’addestramento dei militari provenienti dalla Marina, dall’Esercito e dall’Aeronautica che sono poi entrati a far parte delle scorte per tutelare la vita dei possibili bersagli delle mafie e dei terroristi di qualunque colore. Il Comandante Alfa rivela in questo libro le tecniche di protezione, gli addestramenti e i personaggi protetti, riesamina i casi del passato, rievoca gli agguati evitati e le terribili sconfitte subite, come l’attentato di Nassiriya. Con la continua consapevolezza di dover essere sempre pronti all’estremo sacrificio: morire per salvare la vita degli altri.
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