Fabrizio Pasquali orgoglio ascolano: "Un sogno Rio 2016"
Assaporare in prima persona il clima delle Olimpiadi è un privilegio che in pochi hanno la fortuna – e la bravura – di poter vivere. La città di Ascoli Piceno può però ritenersi soddisfatta: a Rio 2016 ci sarà infatti Fabrizio Pasquali. Abbiamo avuto modo di trascorrere qualche ora con uno dei migliori arbitri di pallavolo a livello mondiale, che si è raccontato a 360° gradi (e ci ha chiesto di dargli del tu) tra impegni sportivi e vita di tutti i giorni.
Fabrizio, partiamo dal principio. Qual è stata la prima reazione che hai avuto quando hai saputo che saresti partito per le Olimpiadi?
“Ero a casa quando ho ricevuto la lettera, circa tre settimane fa. L’ho presa tra le mani, l’ho guardata per un minuto in silenzio. Ero emozionatissimo”.
Lo crediamo bene. Anche perché sarai l’unico arbitro di pallavolo italiano a Rio 2016…
“Esattamente. Saremo 16 arbitri in totale: appena 4 provenienti dall’Europa, solo io italiano. Una grandissima soddisfazione, non lo nego”.
Quando è prevista la partenza? E come ti stai preparando per questo grande appuntamento?
“Ho ricevuto il biglietto aereo proprio qualche giorno fa (ci mostra l’email del tagliando sul suo cellulare, ndr). Si parte il 31 luglio, il ritorno è previsto per il 23 agosto. La preparazione procede spedita, siamo già a lavoro da tempo e continueremo fino a luglio. Per le Olimpiadi abbiamo effettuato test psicologici e controlli medici, poi – come di consueto – ci saranno anche test di concentrazione, controlli della pressione, alcool test”.
E dire che a noi profani il lavoro da arbitro sembra così semplice…
“Tutt’altro. In pochi secondi bisogna valutare se una schiacciata a 130 km/h sia dentro o fuori rispetto a una linea di 5 centimetri. Bisogna controllare eventuali tocchi o infrazioni, il tutto per oltre due ore in palazzetti stracolmi e nei quali è facile deconcentrarsi un’istante. A livello mentale e psicologico è un lavoro non facile”.
Arbitrerai gare maschili e femminili?
“Sì. La pallavolo è diversa dal calcio, gli arbitri possono essere chiamati a dirigere match maschili o femminili. Alle Olimpiadi verremo scelti per una gara piuttosto che per un’altra in base all’importanza della stessa e anche in base al ranking degli arbitri. In questa speciale classifica sono abbastanza in alto, ma naturalmente il mio percorso dipenderà anche da quello della nazionale italiana”.
Champions League, World League, Campionati mondiali, Campionati europei e chi più ne ha più ne metta. Hai arbitrato praticamente in tutte le competizioni, mancavano solo le Olimpiadi: è la ciliegina sulla torta con la quale concludere questa straordinaria carriera?
“E’ vero, le Olimpiadi sono il massimo al quale si può aspirare. E’ il gotha dello sport, chiunque sogna di arrivare a una manifestazione così importante. Non so quale sarà il futuro, per il momento mi godo questa opportunità. Andare a Rio 2016 è una grande soddisfazione personale”.
Conosciamoci un po’ meglio: cosa fa Fabrizio Pasquali nella vita di tutti i giorni?
“Ho una mia attività imprenditoriale, mi occupo di trasporti. E’ un lavoro che mi permette di organizzarmi con gli impegni della pallavolo, ma se sono arrivato a questo punto lo devo anche alla mia famiglia. Mia moglie è un’ex giocatrice di serie A, quindi comprende i miei impegni ed è lei a occuparsi dei nostri figli – di 14 e 16 anni – quando sono fuori. Sono davvero fortunato, in questo modo è garantito l’equilibrio familiare”.
Come nasce la passione per il mondo della pallavolo?
“Da ragazzo giocavo con l’Ascoli Volley, ho dovuto smettere per un problema al ginocchio. Poi una volta un mio amico – Antonello Profita – mi ha chiamato per arbitrare una gara, è stata una casualità. Ricordo ancora la prima partita diretta nella palestra della Mondadori”.
Dalla Mondadori a Rio 2016, un bel salto di qualità. Ad Ascoli – e in Italia in generale – si ‘vive’ più di calcio, qual è invece il rapporto degli altri paesi con la pallavolo?
“In Europa è la Polonia una delle nazioni più ‘calde’ per la pallavolo, ma un pubblico molto caliente è presente anche in Argentina e in Brasile. In alcuni palazzetti ci sono 15mila o 20mila spettatori, è una bolgia: mi è capitato di non riuscire a sentire neppure il mio stesso fischio. Poi c’è il Giappone. Ti svelo un aneddoto: una volta, al termine di una gara, sono rimasto circa 30/40 minuti a firmare autografi ai giapponesi presenti alla partita. Viaggiando con frequenza si scoprono culture profondamente diverse dalla nostra. In Iran ti trovi in palazzetti pieni di soli uomini, visto che alle donne è vietato assistere a eventi sportivi in impianti pubblici. E comunque anche in Italia ci sono città in cui la pallavolo è lo sport ‘principale’, come a Modena per fare un esempio”.
Immaginiamo che alle Olimpiadi le gare di pallavolo saranno molto seguite…
“Sicuramente, sappi solo che sono già terminati tutti i biglietti per assistere ai vari match”.
A maggior ragione dovrai allora portare in alto il nome di Ascoli Piceno.
“Certo, anche se – per quanto possibile – tutte le volte che vado fuori per qualche gara cerco sempre di far conoscere la città. Prima di partire faccio scorta di brochure, più volte ho portato con me anche olive all’ascolana e anisetta. Per quello che riesco è un piacere valorizzare la mia città”.
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